Lo sport aiuta a prevenire la malattia di Parkinson

Fare attività sportiva è fondamentale per la prevenzione e per arrestare l’avanzamento di patologie neurologiche.

Diverse patologie neurologiche possono essere trattate anche attraverso lo svolgimento di attività fisica. In molti casi fare esercizio con continuità è un ottimo sistema di prevenzione. In particolare, lo sport e la malattia di Parkinson hanno un’importante correlazione positiva.

Abbiamo chiesto al Dr. Bruno Ferraro, neurologo, la conferma di questo aspetto. «È vero, svolgere esercizio fisico ha sicuramente un’azione protettiva e riduce il rischio di malattia di Parkinson. Il riscontro tra la pratica di regolare esercizio fisico e la ridotta possibilità di malattia di Parkinson emerge da molti studi epidemiologici ed è stata chiarita dall’analisi dei modelli sperimentali. In particolare, alcuni esperimenti hanno dimostrato come, forzando gli animali di laboratorio a regimi di attività fisica sostenuta si presentino due scenari. In un caso si manifesta una resistenza maggiore agli insulti tossici per le cellule dopaminergiche della Sostanza Nera. Nel secondo scenario si può sviluppare una trasmissione dopaminergica più efficace e robusta, in grado di compensare il deficit di dopamina proprio della malattia di Parkinson».

Fare attività fisica aiuta anche il sistema circolatorio.

«L’esercizio fisico – continua il Dr. Ferraro – incide anche sul sistema cardiovascolare, promuovendo una migliore circolazione cerebrale e riducendo il contributo peggiorativo dei fattori di rischio cardiovascolari (es. diabete, ipertensione, dislipidemia) sull’esordio e la progressione clinico-patologica della malattia di Parkinson. Un altro beneficio evidente è a livello sistemico: si attenuano le componenti di infiammazione o stress ossidativo (ovvero, i principali determinanti dell’invecchiamento). Fare attività fisica permette quindi di influenzare alcuni assi neuro-psico-endocrini che trasformano la sensazione di benessere liberata dalla pratica sportiva in segnali molecolari di neuroprotezione».

La malattia di Parkinson e lo sport.

«Molto recentemente, alcuni ricercatori hanno finalmente dimostrato come l’esercizio fisico regolare possa migliorare i disturbi clinici della malattia di Parkinson e, addirittura, temperare l’evoluzione neuropatologica della malattia. In particolare, lo studio olandese del 2015 “Park-in-Shape” (N.M. Van der Kolk e altri), ha dimostrato che le persone con malattia di Parkinson moderata sviluppavano nel tempo un aumento più contenuto dei disturbi motori rispetto ad un gruppo di controllo sottoposto a soli esercizi di stretching e rilassamento. In quest’ultimo il peggioramento risultava più marcato».

Lo sport può risultare un elemento utile in questi casi?

«In generale, sappiamo che la pratica di regolare esercizio fisico, ha un buon impatto su molti aspetti della vita della persona con malattia di Parkinson. Tra questi, la sfera emotiva o delle funzioni psichiche. L’esercizio motorio riduce anche il rischio di declino cognitivo nel tempo, mediante l’attivazione di processi cellulari inibenti la formazione delle placche di beta-amiloide. Le placche in questione rappresentano il substrato neuropatologico della demenza. Lo sport può certamente contribuire al benessere globale della persona con malattia di Parkinson».

Quali sport utili per chi soffre della malattia di Parkinson

«La persona con malattia di Parkinson non deve scegliere l’attività motoria o sportiva in modo casuale; è necessario, invece, che sia sempre presente l’indicazione di un team neurologico. Inoltre è indicato che si sottoponga preliminarmente a visita medico-sportiva, in modo da stabilirne l’idoneità.  Nonostante gli sforzi della comunità scientifica, ancora non esiste un programma di allenamento ideale per una persona con malattia di Parkinson, in termini di frequenza, intensità, tempo e stadio di malattia. Tuttavia, sappiamo che l’esercizio fisico ad alta intensità ed un lungo periodo sono associati a maggiori benefici rispetto ad esercizi a bassa intensità e di durata breve».

L’attività fisica deve sempre andare accompagnata a una terapia farmacologica?

«Un nodo centrale è integrare esercizio fisico e terapia farmacologica per massimizzarne i reciproci benefici nel tempo ed eventualmente contrastare le complicanze a lungo termine dei farmaci. Per quanto utile, l’attività fisica non può sostituire la terapia farmacologica dopaminergica. In un approccio terapeutico globale alla persona con malattia di Parkinson non si può prescindere dall’integrazione della terapia fisica e della pratica di esercizio fisico e sport. Portano benefici sugli aspetti motori che per quelli potenziali su funzioni cognitive e sugli aspetti relazionali».

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